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L’Alta Via di Forni

Dalle Dolomiti alle Alpi Carniche

Cinque giorni in quota intorno a Forni di Sopra, in meravigliosa solitudine

 

 

Il trekking permette di compiere il periplo della splendida conca di Forni di Sopra, in un continuo avvicendarsi di ambienti naturali, geologici e umani. Passeremo cinque giorni nella wilderness nei gruppi dei Monfalconi, del Cridola e del Clapsavon, pernottando in accoglienti rifugi e suggestive ex casere che conservano l’atmosfera di un tempo.

L’itinerario si presta a molte varianti di diversa difficoltà e lunghezza e in ogni momento può essere interrotto senza problemi per il recupero dell’automezzo. Qui la descrizione viene data in senso orario, ma l’anello è percorribile con uguale soddisfazione in entrambi i sensi. Il punto di partenza e di arrivo è il campeggio “Tornerai” nella frazione di Andrazza o direttamente il centro di Forni di Sopra.

I 4 punti di appoggio:

Rifugio Flaiban-Pacherini   +39 0433 88555  info@rifugioflaibanpacherini.it  www.rifugioflaibanpacherini.it

Rifugio Giaf   +39 338 7856338  info@rifugiogiaf.it  www.rifugiogiaf.it

Rifugio Casera Tartoi   +39 351 6095199  rifugiocaseratartoi@gmail.com  www.rifugiocaseratartoi.it

Rifugio Casera Tragonia   +39 333 2732924  malga.tragonia@gmail.com  www.caseratragonia.blogspot.it

Cartografia di riferimento: Tabacco Editrice, Foglio n. 02 (copre l’intero percorso)

Primo giorno: salita al Rifugio Flaiban-Pacherini, 1587 m, per la val di Suola, percorso diretto, ore 2.30 circa, sent. CAI n. 362; oppure (variante lunga) per la val Rovadia e il passo di Suola, sent. CAI n. 368 e 363, ore 5 circa.

L’approccio diretto e più veloce al rifugio risale la val di Suola introducendo il caratteristico ambiente dolomitico nel Parco delle Dolomiti Friulane, dove il bosco lascia il posto a lunghi ghiaioni sotto ripide pareti.

Se invece sceglieremo la val Rovadia ci troveremo in un ambiente selvaggio e affascinante con la possibilità di ammirare belle cascate ed i meravigliosi prati sospesi sotto il passo di Suola, a 1994 m, nonché di osservare da vicino gli stambecchi che frequentano le pendici delle cime del Pramaggiore. Dal passo in 30’ si può anche salire alla facile e panoramica Cima del Rifugio, 2100 m.

Dal camping Tornerai seguiamo la statale per circa 300 m in direzione di Forni di Sopra fino ad abbandonarla entrando a sinistra nella tranquilla borgata di Andrazza. Una stradina asfaltata scende in 15 minuti a raggiungere il fiume Tagliamento nei pressi di un maneggio (quota 837 m). E’ anche possibile compiere una simpatica deviazione per il sito archeologico del castello medievale Sacuidic, e quindi scendere al Tagliamento con le indicazioni rosse dell’Anello di Forni.

Si attraversa il fiume su un ponticello, sulla destra si oltrepassa una sorgente e si imbocca dritti il sentiero 362 che sale fino all’incontro con la strada forestale proveniente dal centro di Forni di Sopra (995 m, panchine). Qui una comoda mulattiera risale la val di Suola prima nel bosco di faggio, poi nell’orizzonte dei larici e dei mughi e infine su ghiaie e balze erbose. Oltre metà percorso incontriamo una targa che ricorda il luogo dove morì Mauro Conighi, uno degli storici gestori del rifugio (ore 2-2,30).

Variante lunga, salita per la val Rovadia e il passo di Suola.

Dal campeggio come per l’itinerario precedente si scende al fiume Tagliamento a quota 837 m. Si ignora il primo ponticello che introduce la val di Suola e si continua a sinistra (sud-est) sulla strada forestale che poco dopo attraversa il fiume nei pressi della centrale elettrica, proseguendo per un ampio prato e poi nel bosco sino alla scarpata del torrente Rovadia (900 m). Ora, senza scendere sulle ghiaie, prendiamo il sentiero che lungo l’alto argine sinistro ci porta all’enorme greto alluvionale. Lo percorriamo con curiosità cercando di seguire i labili segnavia, fin di fronte alla bella cascata (1022 m).

Poco dopo lasciamo il fondovalle per risalire il ghiaione che scende dalle punte Dria e Suola e quindi ci inoltriamo nel bosco, superando un breve tratto esposto assicurato con una corda. Risaliamo la fitta vegetazione, trascuriamo la traccia del vecchio sentiero franato e verso sinistra attraversiamo dei suggestivi ruscelli (prestare attenzione in questo tratto al sentiero scivoloso). Poi la traccia sale ripida in vista delle spettacolari cascatelle del rio di Rua, uscendo infine dal bosco nei pressi dell’ex casera Rua (1849 m). Ignorando il sentiero che a sinistra (est) porta verso la cresta delle Sarodine, per tranquilli prati raggiungiamo il passo Suola (1994 m), dove il panorama si apre sulla meravigliosa conca di Suola e sulle dolomitiche pareti del gruppo del Pramaggiore (ore 4). Quindi seguendo l’evidente tracciato in 40 minuti scendiamo al sottostante rifugio.

Secondo giorno: dal Rifugio Pacherini al Rifugio Giaf, 1400 m, lungo il “Truoi dai sclops”, sent. CAI n. 362 – 369 – 361, ore 6 circa.

L’espressione fornese “Truói dai Sclops” significa “Sentiero delle genziane”. Questo spettacolare percorso costituisce un vero e proprio compendio degli aspetti botanici e panoramici più interessanti delle Dolomiti Friulane: un’esperienza indimenticabile per la diversità di versanti e di ambienti che si incontrano superando tre alte forcelle e la bucolica prateria del Camporosso.

A metà del percorso c’è anche possibilità di ristoro presso la Casera Valmenon, custodita.

Su parte di questo tracciato si svolge ogni agosto la famosa gara di corsa in montagna chiamata “Sky-Race delle Dolomiti Friulane”.

Dal rifugio un bel sentierino risale ripido fra i mughi l’ampio catino orientale che porta alla forcella Fantulina Alta (2107 m, sentiero 369a). Si può scegliere in alternativa di effettuare un giro più faticoso ma più completo, salendo al passo del Mus (2063 m, sentiero 362), per ammirare da vicino la cima val di Guerra e il torrione Comici con l’ardita ferrata Cassiopea, raggiungendo poi la forcella Fantulina Alta sull’opposto versante (alta val di Guerra). Da qui in pochi minuti raggiungiamo la forcella dell’Inferno (2175 m) che rappresenta il punto più elevato del nostro itinerario odierno (ore 1.30-2).

Scendiamo ora col sentiero 369 su ghiaioni con a sinistra il Mus di Bríca, sorta di torrione roccioso dal caratteristico pinnacolo, nell’ampio circo glaciale della val di Bríca. A 1960 m di quota ignoriamo a sinistra il bivio con il sentiero 379 che scende al ricovero Casón di Bríca (aperto, non custodito, dotato di 5 posti letto) e risaliamo in breve alla forcella Val di Bríca (2088 m), dove sorge la caratteristica torre rocciosa chiamata “fantulìna” (“bambina”). Da qui è possibile e consigliabile la digressione a destra (est) fino alla panoramica cima Valmenon per ripidi ma facili pendii erbosi (EE – non segnalato).

Di fronte a noi si apre la favolosa conca del Campuros, particolarmente ricca di fioriture: genziane, orchidee, dente di leone e crepide, ormino, botton d’oro e parnassia. Un rustico casone di tronchi invita a una sosta di riflessione. Il sentiero 369 scende ora diretto alla vicina Casera Valmenon (o Valbinon), oggi adibita a ricovero gestito durante i mesi estivi (ore 1.30-2 da forc. Inferno). Da qui imbocchiamo il sentiero 361 che risale a forcella Urtisiel 1990 m con vista fantastica su Monfalconi e Cridola, mentre in basso intravediamo la nostra meta, il Rifugio Giaf (ore 5-6 complessive).

Terzo giorno: dal Rifugio Giaf al Rifugio Casera Tartoi, 1711 m, per il passo della Mauria, Casera Lavazeit e forcella Tartoi, sent. CAI n. 341 – 207 – 243, ore 6-7 circa.

Si tratta di una tappa estremamente varia, che porta pri­ma lungo le ghiaiose pendici dei monti Tor, poi abbandona il severo ambiente dolomitico per l’arcadico, ma non meno selvaggio, versante meridionale delle Alpi Carniche: una lunghissima traversata dai graziosi tabià di Stabie ai boschi sul rio Purone fino alla bella balconata della Ca­sera Lavazeit, da cui possiamo ammirare i versanti appena attraversati.

Oltrepassata malga Varmost, oggi monticata, raggiungiamo i pascoli della Casera Tartoi, racchiusa in un magico anfiteatro ai piedi del monte Tiarfin.

Dal Rifugio Giaf imbocchiamo il sentiero 341 che attraversa con saliscendi i pendii detritici del Monte Boschet tra mughi e ghiaie e poi, passato sul versante nord-ovest, scende nel fitto bosco di faggi fino al torrente Fossiana (quota 1187 m) in prossimità di una briglia. Attraversiamo il greto perpendicolarmente per poi ritrovare al di là il segnavia che risale il costone del colle Parsupagn. Girato il costone di nuovo continuamo con leggeri saliscendi e oltrepassiamo il greto ghiaioso del torrente Tor. Al di là una breve risalita porta a una pista forestale che giunge fino alla casa cantoniera del passo della Mauria, 1298 m, ore 2.

Scendiamo lungo la statale in direzione di Lorenzago per circa 200 metri finché, in prossimità di una curva, si stacca a destra una stradina asfaltata chiusa al traffico (tabelle per Stabie e Doana, sentiero 207). Su questa stradina, affiancata da bei tabià, in circa 40 minuti raggiungiamo il Pian di Stabie, 1373 m. Seguiamo sempre il sentiero 207 nel bosco con bellissimo percorso aggirando le pendici del Col Pioi e proseguiamo a mezza costa alti sul torrente Calda. Raggiunte le ghiaie, prima costeggiamo per un tratto in destra orografica e poi oltrepassiamo un copioso rio (fare attenzione, guado non sempre facile, cercare con cura il punto migliore). Dopo il guado il sentiero si impenna nel bosco e risulta non sempre agevole. Alla testata della valle, in un rado bosco di larici, giungiamo a un bivio. A sinistra si prosegue per forcella Tartoi, a destra in 5 minuti si raggiunge il ricovero Casera Lavazeit (Valaseit per i fornesi; non custodita, 6 posti letto), situata in splendida posizione di fronte alla catena dei monti Tor e del Cridola (ore 3 dal passo della Mauria).

Da Lavazeit il sentiero 207 traversa lungamente in quota fino alla Malga Varmost, dove arriva la seggiovia da Forni di Sopra, aperta anche nel periodo estivo, e dove si possono acquistare i prodotti caseari. Da qui col segnavia 211 si raggiunge il Rifugio Casera Tartoi. E’ possibile però abbreviare quest’ultimo tratto salendo in mezz’ora (segnavia 243) alla forcella Tartoi, 2005 m, per poi scendere direttamente al nostro rifugio. La malga, a 1711 m, dispone di una ventina di posti letto, servizi igienici e servizio di ristorazione.

Quarto giorno: dal Rifugio Casera Tartoi al Rifugio Casera Tragonia per la Forca Rossa, sent. CAI n. 208 – 224 – 209, ore 5.

Da Tartoi aggiriamo il soprastante monte Tiarfin salendo negli “Agons di Tiarfin”, ammiriamo le fio­riture della piccola valle “Busas di Tiarfin” e saliamo fino alla Forca Rossa, che a quasi 2300 m regala un eccezionale panorama dalle Alpi Carniche fino alle Dolomiti bellunesi e ai ghiacciai austriaci.

Sul versante opposto si scende alla forcella della Croce di Tragonia, 1973 m, arrivando infine alla storica Casera Tragonia, ora accogliente rifugio.

Da Tartoi aggireremo il monte Tiarfin, 2413 m, che si erge alle spalle della Casera. Ritornando sui passi del giorno precedente arriviamo al bivio con il sentiero 243; qui procediamo sul sentiero 208 che sale negli “Agons di Tiarfin”, dove in primavera col sciogliersi delle nevi si forma un bellissimo lago dalle acque limpide e turchine. Continuando si sale nella piccola valle “Busas di Tiarfin” fino ad arrivare a un bivio dove lasciamo il sentiero 208 e proseguiamo sul 224 che ci porta alla Forcella Rossa, “Forcia rosa”, a quasi 2300 metri di altezza. Un panorama a 360 gradi ci mostra le Dolomiti bellunesi, i ghiacciai dell’Austria, il resto delle Alpi Carniche con sullo sfondo le Alpi Giulie verso la vicina Slovenia. Con il 224 scendiamo ripidamente sul versante opposto fino alla forcella “Risumiela” o della Croce di Tragonia, 1973 m, con il suo caratteristico laghetto. Incrociamo il sentiero 209 che ci porta infine al Rifugio Casera Tragonia, in ottima posizione soleggiata nella valle del rio Tolina. Magnifica vista verso Sud sul gruppo del Cridola e dei Monfalconi che al sorgere del sole si illuminano col tipico colore rosa delle Dolomiti.

La Casera è un edificio dall’architettura originale e dall’inconfondibile atmosfera, offre servizio di ristorazione e dispone di 12 comodi posti letto e una decina di posti di fortuna, con bagni e docce.

Va assolutamente ammirata sia all’esterno che all’interno, dove è ancora al suo posto la grande “cjaldiera” per fare il formaggio, costruita nel 1892, che può contenere 500 litri di latte.

Variante diretta da Tartoi a Tragoniasent. CAI n. 211, ore 1,30.

E’ l’itinerario diretto e più breve fra i due ricoveri: dalla Casera Tartoi scendiamo con il segnavia 211 lungo la strada forestale fino al bivio a quota 1462 m, prendiamo quindi sulla sinistra il sentiero che si collega alla pista che risale fino alla Casera Tragonia.

Quinto giorno: dalla Casera Tragonia alla malga Montemaggiore con discesa ad Andrazza, sent. CAI n. 211 – 210, ore 4-5.

L’ultima tappa è una parte della storica “Via delle malghe”, ovvero in for­nese “Truoi da las mons”: aggiriamo il monte Lagna coi prati umidi del Plan di Plaron e scendiamo fra pascoli e corsi d’acqua alla malga Montemaggiore, 1729 m, e al vicino e accogliente ricovero Francescutto, prima di calare definitivamente a valle.

Per chi vuole concedersi un’ulteriore soddisfazione si può anche concludere il trekking con la meravigliosa e non difficile salita al Clapsavon, 2462 m, abbinabile con il vicino monte Bivera, fattibile sia dalla malga Montemaggiore sia direttamente da Casera Tragonia attraverso la casera e la forcella Chiansaveit.

Scendiamo a valicare il Tolina su un ponticello e continuiamo su una larga mulattiera attraverso un lariceto fino al punto in cui il sentiero 209 scende deciso verso Forni di Sopra. Qui prendiamo a sinistra (tabella) sul sentiero 211 che aggira lungamente la costa del monte Lagna. In breve raggiungiamo i prati umidi del Plan di Plaron, 1839 m, dove secondo la mitologia fornese avevano luogo i raduni delle streghe. Giunti all’estremità della costa, in località “Bus di Vela”, possiamo ammirare da una specie di naturale terrazzo la malga Montemaggiore e il Clapsavon davanti a noi. Il sentiero 211 scende ora lentamente tra corsi d’acqua e pascoli fino alla storica malga, oggi purtroppo in condizioni molto precarie. Poco oltre si trova invece, gradevole e accogliente, il Ricovero Francescutto, ricavato con molto rispetto dal vecchio “tamar” dei vitelli. Discesa a fondovalle lungo il sentiero 210 fino a località Tiviei. Da qui a destra si scende in breve al centro di Forni di Sopra, seguendo a sinistra l’Anello di Forni si arriva invece ai fienili Tintai e quindi al campeggio Tornerai da cui siamo partiti.

Variante: salita al Clapsavon, sent. CAI n. 209 -210, ore 3.30 per la salita.

Da Tragonia con la mulattiera 209 riguadagnamo in mezz’ora la forcella della Croce di Tragonia o Risumiela, 1973 m, che racchiude un piccolo circo occupato da una palude torbosa. Da qui la vista spazia sulla valle del Lumiei e il paese di Sauris, sull’altopiano di Razzo, sui Brentoni e sulle Terze. Scendiamo ora sempre sul sentiero 209 fino alla strada forestale che collega malga Mediana con malga Chiansaveit, e prendendo a destra raggiungiamo quest’ultima, 1698 m. Dalla malga si sale a forcella Chiansaveit o Ciana, 2051 m, con il sentiero 210; si continua ora a sinistra su una buona traccia traversando il vallone ghiaioso che scende dall’alto e, raggiunto il costone, lo si percorre fino alla cima. Dalla vetta il panorama è fantastico: dalle Dolomiti ai Tauri, dalle Alpi Giulie alla pianura friulana. Verso est è possibile scendere alla forcella Bivera, 2330 m, e risalendo la cresta raggiungere l’omonima vetta (2474 m).

Anche da Casera Montemaggiore, 1729 m, è possibile salire al Clapsavon seguendo il sentiero 210, che risale il vallone del rio Ciana e giunge all’omonima forcella (vedi sopra). Per la discesa dalla cima a Forni di Sopra questo è anche l’itinerario più veloce.

Si conclude così in bellezza, con questa visione dall’alto del Clapsavon, il più interessante trekking che si possa compiere nella conca di Forni di Sopra: un percorso ad anello che è come un fiore e dove ciascuno può decidere quanti petali dovrà avere il suo cammino.